Il ricorso al credito per finanziare l’acquisto di beni di consumo è in forte crescita nel ns paese, con aumenti vertiginosi di anno in anno.
Da un lato tale situazione è sintomatica della difficile situazione economica che il nostro Paese sta attraversando e del generale impoverimento delle famiglie stesse. Da un’indagine condotta dall’ISTAT risulta che in Italia le famiglie povere sono 4 milioni, il 10,6% delle famiglie vive sotto la soglia di povertà e un altro 7,9% è a rischio povertà. La situazione peggiore ovviamente è al Sud, dove il 21,3% delle famiglie è “povero”, contro il 6,7% del Centro, e il 5,3% del Nord.. Questi dati ci fanno pensare che non solo le famiglie hanno smesso di risparmiare, ma che hanno altresì esaurito le risorse per mantenere un adeguato tenore di vita. Ciò ha provocato indubbiamente una notevole contrazione dei consumi, dovuta alla forte riduzione del potere d’acquisto della moneta e all’aumento dei prezzi di tutti i beni e servizi.
D’altra parte, i venditori e gli operatori del credito cercano in tutti i modi di contrastare questa tendenza, con politiche di vendita dei propri prodotti aggressive o comunque molto persuasive, tese ad incentivare i consumi anche di beni voluttuari, superflui, e questo attraverso una grande facilità di accesso ai canali di credito al consumo, forma di credito che consente evitare il pagamento in contanti, attraverso la dilazione in rate.
Così, le campagne pubblicitarie parlano spesso di occasioni da non perdere, tasso zero, di condizioni vantaggiosissime, del sogno che diventa realtà, e che, invece, nei fatti, rischia piuttosto di trasformarsi in incubo.
Questo continuo bombardamento di spot induce i consumatori anche meno abbienti ad acquistare beni del tutto superflui, a condizioni propagandate come eccezionali. Ci si indebita, quindi, oltre le proprie possibilità, anche perchè il consumatore non riesce ad avere un’idea precisa dei costi reali dell’operazione, spesso non considerando che la propria condizione economica non consente di indebitarsi per quel tipo di spesa.
In questo contesto, il settore del credito al consumo è diventato un business ad alto profitto per gli operatori del credito (banche, società finanziarie, ecc.), che sono sempre più numerosi e propongono novità e prodotti diversificati in rapida successione. Tra le varie formule, grande successo hanno riscosso i prestiti finalizzati –erogati, spesso negli stessi punti vendita, per l’acquisto di uno specifico bene (auto, elettrodomestici, viaggi, ecc.); le carte di credito revolving, sempre più diffuse, ossia carte rateali che mettono a disposizione del titolare una somma prestabilita, utilizzabile per gli acquisti, da rimborsare in rate mensili (e a tassi anche molto elevati); la cessione del quinto dello stipendio, qualora le rate vengano trattenute direttamente in busta paga.
Sono altrettanto numerosi gli operatori che promettono di erogare somme di denaro in tempi rapidi e senza troppe formalità. La necessità di reperire soldi in poco tempo può portare a leggere senza la necessaria attenzione il contratto di finanziamento, per poi scoprire vere e proprie condizioni capestro, tassi di interesse alla soglia dell’usura, modalità di rimborso poco chiare. Per capire quanto costa davvero l’operazione occorrerà far riferimento non solo al TAN (Tasso annuo nominale), che è il tasso di interesse applicato all’importo erogato. Sono, infatti, previsti dei costi aggiuntivi, che rendono questo valore (il TAN) inadeguato a fornire una corretta indicazione del costo complessivo dell’operazione. A tale scopo occorre, invece, prendere in considerazione il TAEG (tasso annuo effettivo globale) che, oltre a includere il tasso annuo nominale, tiene conto anche di altre voci che incidono notevolmente sul valore complessivo dell’operazione. Si tratta delle spese di istruttoria, delle spese di gestione per incasso rata, delle spese amministrative, delle eventuali assicurazioni sottoscritte.
Il fenomeno dell’indebitamento eccessivo va disciplinato con regole di tutela più pregnanti a favore dei consumatori, che puntino soprattutto sul contenimento dei costi delle operazioni di finanziamento, sull’obbligo di informazione, di trasparenza delle condizioni contrattuali, su un sistema sanzionatorio preventivo delle pubblicità ingannevoli. Il consumatore ha diritto di conoscere in anticipo tutti i costi effettivi delle operazioni di finanziamento, in modo da rendersi conto e valutare correttamente la reale portata dell’operazione di acquisto e di finanziamento.
Per concludere, il contesto nel quale si muove oggi il mondo del credito e della finanza è orientato non certo alla tutela degli interessi del cliente, ma al perseguimento del massimo profitto da parte degli operatori del settore. Per questo è necessaria l’emanazione di norme che dovrebbero intervenire in favore del consumatore, tutelandolo da politiche di vendita troppo aggressive, spesso incuranti dei rischi in cui il soggetto può incorrere e cercando, in qualche modo, di attenuare il fisiologico squilibrio di forza contrattuale ed economica esistente tra i clienti e gli operatori del credito.

Ada Vicenti