Il nome Valle d’Itria dovrebbe derivare dal culto orientale dei monaci basiliani della Madonna d’Hodigitria (cioè che indica la via) protettrice dei viandanti, i quali fondarono proprio nella Valle d’Itria un sito monastico (ora Chiesa di Sant’Antonio ai Cappuccini di
Martina Franca) dove fu trovato un affresco raffigurante la Madonna Odegitria.
La Valle d’Itria è un territorio situato sull’altopiano delle estreme murge sud-orientali pugliesi al confine tra le province di Bari, Brindisi e Taranto. Il termine Murge, deriva dal latino murex (sporgenza rocciosa) e viene assegnato alla parte centrale della Puglia con una estensione dal corso inferiore dell’Ofanto alla soglia Messapica, fra Taranto e Brindisi, dall’Adriatico alla “Fossa Bradanica”.
La Valle d’Itria è la valle dei trulli per antonomasia. In essa si riscontra la massima concentrazione di trulli sparsi che creano un paesaggio unico al mondo nel quale l’accecante colore bianco della calce, usata per imbiancare le “casedde”, contrasta con il colore rosso della terra. Il termine trullo deriva dal latino turris, trulla, o dal greco tholos, termini significanti cupola. Si tratta, comunque, di un termine piuttosto recente e sicuramente di derivazione dotta e scientifica in quanto la gente del luogo chiamava queste costruzioni a secco semplicemente “casedda”, cioè piccola casa.
Secondo alcuni studiosi la Valle d’Itria costituisce un “distretto nel quale la grande abbondanza dei sassi, delle pietre sparse dovunque sul terreno, ha suggerito all’uomo di farne la sua ricchezza, compiendo una della mirabili trasformazioni che l’azione umana abbia mai apportato alla condizione del terreno”. L’esempio tipico di questa mirabile trasformazione è rappresentato dai vigneti. L’impianto della vite, su quasi la totalità del territorio, fu avviato dalla fine dell’ottocento agli inizi del novecento, a seguito della distruzione dei vitigni francesi causata dalla fillossera che determinò tra i contadini pugliesi, e in particolare in quelli della Valle d’Itria, quella che venne definita la febbre della vigna che interessò contadini, massai, agrari e braccianti.
Il laborioso e inventivo lavoro dei contadini ha creato questo paesaggio spontaneo caratterizzato oltre che dai trulli (per la maggior parte utilizzati e in buono stato di conservazione) anche da terreni geometricamente divisi dai muretti a secco, uliveti e vigneti, mandorli e frutteti.
Con forza e duro lavoro generazioni di contadini e allevatori hanno legato le loro speranze di riscatto economico a questo territorio aspro e difficile, producendo reddito senza distruggere le poche risorse naturali disponibili e praticando, inconsapevolmente, quello che oggi viene definito “sviluppo sostenibile”.
L’immagine del trullo è da sempre associata alla Puglia come una delle espressioni più tipiche della sua anima contadina, trovando la consacrazione assoluta e monumentale nella città di Alberobello. L’originalità ed il fascino del trullo sono contenuti nella sua
capacità di conservare nel tempo la vitalità e l’uso del passato; esso, infatti, non si è trasformato in monumento rudere, ma, sfidando i secoli, rimane depositario di quella civiltà contadina che, pur tra ansie e tanti sacrifici, è riuscita a conservare il giusto rapporto uomo-ambiente, trasmettendolo alle nuove generazioni.
Le origini dei trulli risalgono ad epoche preistoriche e sono presenti in numerose zone della terra: Spagna, Isole Canarie, Irlanda, Gran Bretagna, Scozia, Dalmazia, Danimarca, Siria, Libia e Sud Africa.
Tuttavia, nel corso degli anni, queste costruzioni primordiali si sono progressivamente perfezionate, trasformandosi da ripari di fortuna in abitazioni vere. I trulli della Puglia in modo particolare, per la loro continuità d’uso e per una serie di ragioni economiche, sociali e culturali, si sono sviluppati assumendo delle proprie caratteristiche architettoniche molto più evolute rispetto alle altre tipologie a trullo presenti nel resto del mondo, divenendo un patrimonio artistico unico nel suo genere.
La loro struttura ruota intorno all’innesto di una forma conica su una sottostante struttura solitamente cubica, proponendo tra l’altro la singolare geometria della cosiddetta falsa cupola, ottenuta mediante la sovrapposizione di filari concentrici di chiancarelle (lastre di pietra calcarea) che vanno via via avvicinandosi al centro. In questo modo e senza nessuna impalcatura viene creata la volta del trullo, che si regge per gravità e per contrasti laterali.
I tetti riportano ancora oggi i simboli (disegni di animali, ferro di cavallo, trifoglio, le corna di bue, il cuore trafitto, l’alfa e l’omega, la croce ed i segni zodiacali, pianeti, stelle) dipinti a calce sul cono ed il loro scopo era quello di scacciare il malocchio o come augurio di buona fortuna e prosperità agli abitanti degli stessi.
Un altro aspetto non secondario che qualifica il trullo è rappresentato dalla sua funzione termoregolatrice del microclima interno al variare del clima esterno. L’elevato spessore delle sue murature assicura una attenuazione delle escursioni termiche giornaliere e stagionali.
Ancora oggi la Valle d’Itria si popola in estate di villeggianti che trascorrono una vacanza in campagna; sono in molti a possedere un fondo con il trullo o la lamia (tipica abitazione con la volta a stella), il più delle volte ereditati.
Alcuni trulli vacanze sono accuratamente accessoriati e arredati, dotati di ogni confort e spesso anche con una grande piscina. Altri trulli disponibili per le vacanze sono più semplici, con un fascino antico e un arredamento spartano e contadino.
Nel corso degli ultimi cinque anni, il mercato immobiliare dei trulli, che è comparabile ad altri mercati di nicchia come quello dei casali del Chianti o dei dammusi di Pantelleria, è stato caratterizzato da una forte componente di domanda estera, soprattutto inglese (circa il 70%) alla quale si associa quella olandese e francese, il che ha portato a parlare anche per la Puglia di un trullishire come è avvenuto per il chiantishire.
La Toscana, dopo molti anni di indiscussa leadership nazionale, lascia così la corona di regione principe per gli acquisiti di inglesi alla Puglia. I fattori che contribuiscono a tenere alta la domanda sono il cambio favorevole della sterlina, la differenza dei prezzi rispetto
all’inavvicinabile mercato immobiliare inglese, l’elevato valore storico degli immobili e una regione con un clima favorevole che ha il vantaggio di coniugare la vicinanza al mare con la possibilità di risiedere in campagna, circondati dal verde.
In tema di preferenze, gli italiani cercano immobili nei pressi di un centro cittadino o vicino al mare, gli inglesi prediligono la quiete e una vita a misura d’uomo lontani dal caos.
La presenza inglese è aumentata in seguito all’intensificarsi dei voli aerei, soprattutto delle compagnie low cost, che collegano Bari e Brindisi con la città di Londra con notevoli vantaggi per tutto il sistema economico del territorio: dalle ristrutturazioni edilizie, al
turismo, dalla valorizzazione dei prodotti enogastronomici ed alla ristorazione.
Il primo approccio con l’affare avviene via Internet. Le agenzie immobiliari specializzate in questo settore forniscono anche assistenza linguistica, legale e tecnica agli investitori stranieri, integrando molto spesso il servizio di intermediazione con quello di
ristrutturazione.
L’andamento dei livelli occupazionali all’interno del distretto è caratterizzato da tendenze contrastanti nei diversi Comuni.
Sostanzialmente, la dinamica occupazionale del distretto, anche in relazione ai settori di attività, sottende a due tendenze significative:
* nelle aree produttive più mature, quali in particolare Putignano e
Martina Franca, si rileva un consolidamento della dimensione occupazionale nell’industria a fronte di un potenziamento dei servizi;
* gli altri Comuni che tradizionalmente presentavano un’attività manifatturiera più contenuta hanno registrato dinamiche molto positive rispetto allo sviluppo occupazionale nel settore industria a scapito della relativa importanza del settore dei servizi.
Nonostante il graduale affievolirsi della relativa importanza del settore agricolo nella struttura occupazionale dei Comuni distrettuali, la sua presenza rimane saldamente legata alle tradizioni pastorizie del territorio, nonché alla buona qualità della superficie agricola che si estende sul 78% circa dell’intera superficie territoriale, rasentando un tasso di utilizzo dell’80% (la superficie agricola disponibile misura 562,74 Kmq contro quella effettivamente utilizzata di 454,66 Kmq).
Le produzioni tipiche locali hanno sostenuto la graduale formazione di un articolato sistema agro-alimentare con più centri di specializzazione:
* la lavorazione lattiero-casearia è localizzata prevalentemente nei Comuni di Putignano, Martina Franca e Noci;
* la produzione enologica è più presente nei Comuni di Martina Franca e Locorotondo;
* la trasformazione delle carni è fortemente associata con il Comune di Martina Franca.
Con riferimento specifico alle attività extra-agricole, la composizione dell’attività economica denota l’importante presenza dei settori del commercio e del terziario in generale. Più nel dettaglio, i dati recenti dell’ISTAT rilevano la presenza complessiva di 10.672 unità locali che occupano 41.489 addetti, diversamente distribuiti nei vari settori specifici:
* il settore dei servizi privati è attivo con il 26% delle unità locali censiti ed il 22% degli addetti;
* il settore del commercio, sia all’ingrosso sia al dettaglio, si colloca al primo posto in termini di unità locali con il 36% sebbene occupi il 18% degli addetti;
* il settore manifatturiero incide per il 39% sul numero degli addetti, rispetto al 34% delle unità locali attive;
* il settore delle istituzioni e dei servizi pubblici conta infine il 5% delle unità locali, mentre incide per il 22% sul totale degli addetti, con un’incidenza piuttosto significativa nel Comune di Putignano.
All’interno dei vari settori economici, si segnalano alcuni interessanti specializzazioni caratterizzate soprattutto da:
* la diffusa presenza di aziende manifatturiere attive nella produzione tessile-abbigliamento;
* la costante evoluzione del sistema turistico, soprattutto nell’area della Murgia dei Trulli.
Il Distretto dei Trulli si distingue per la sostenuta spinta imprenditoriale, soprattutto nel settore manifatturiero dove la relativa vocazione imprenditoriale si colloca su posizioni molto alte rispetto ai valori medi regionali e nazionali, con la presenza presunta media di un imprenditore per ogni 38 abitanti del distretto.
In conclusione vi è da dire che l’Area della Valle d’Itria appare caratterizzata da una discreta base produttiva legata principalmente al settore dell’abbigliamento e, in misura più ridotta, all’agro-alimentare ed al sistema agrituristico che è apprezzato da una clientela che da locale va sempre più ingrandendosi a livello nazionale ed internazionale. Su questo sistema produttivo “leggero” locale e sulle prospettive di consolidamento e miglioramento dei risultati raggiunti si fonda la costruzione delle strategie di intervento nell’ambito delle esperienze di programmazione locale, con procedure concertative-negoziali finanziate dall’Unione Europea. Ma la Valle d’Itria si caratterizza soprattutto per un’ambiente-paesaggio esclusivo che sarà tanto più conosciuto ed apprezzato dal turismo culturale quanto più rimarrà funzionale alle finalità che l’hanno generato: l’agricoltura ed in particolare la viticoltura, l’allevamento e le produzioni tipiche, in una società capace di coniugare lo sviluppo economico con la tutela dell’ambiente e la conservazione delle risorse per le generazioni future.

Michele D’Ambrosio